Così il cloud cambia le regole del networking

Nella transizione al cloud spesso ci si dimentica di una domanda fondamentale: la rete è pronta a supportare le applicazioni sulla nuvola? Le cose da sapere.

Fra i tanti aspetti che ruotano attorno al discorso cloud computing, ce n’è uno che viene spesso affrontato con un po’ di sufficienza: l’importanza della rete.

Tutti sono affascinati dal poter pagare solo i servizi che si usano, dalla scalabilità, dalla possibilità di spostare le criticità al di fuori del perimetro aziendale, dal focalizzarsi sul core business e via dicendo. Ma spesso ci si dimentica che se l’infrastruttura di rete non è pronta per il cloud computing, la migrazione verso il cloud parte zoppa.

Giusto per dare un’idea, gli analisti di mercato ritengono che entro il 2012, il 20% dei messaggi email aziendali passerà attraverso il cloud; in due anni, il 60% del traffico server sarà virtuale; ed entro il 2015, la navigazione web in mobilità supererà quella su desktop

Insomma, uno tsunami che cambia sostanzialmente le regole del networking. Come? Lo riassume Ipanema Technologies nei punti seguenti:

  • Il consolidamento sta diventando “application-centric” e non è più “datacenter-centric”. Il cloud computing può essere visto come una sorta di de-consolidamento del datacenter. In pratica, inverte la matrice del traffico: il centro (l’hub) è ora costituito dalla sede periferica e dagli utenti, non più dal datacenter.
  • L’unione tra datacenter di classici cloud privati e datacenter di cloud pubblici, oltre al traffico peer-to-peer generato da applicazioni come la tele-presenza e la voce, porta alla necessità di reti ibride che siano in grado di combinare Internet e MPLS, o anche altre modalità di accesso a Internet.
  • La quantità di informazioni che risiede al di fuori dell’azienda è sempre più elevata. I dipendenti si trovano spesso a lavorare da casa, dall’hotel, tramite reti 3G o da hotspot Wi-Fi pubblici. L’espansione dei social media sfuma i contorni tra utilizzo privato e utilizzo pubblico.
  • Gli schemi e le matrici del traffico non sono mai state così complesse. Nonostante il cloud computing semplifichi e acceleri l’implementazione delle applicazioni, aumentano però l’importanza e la complessità nella gestione del traffico.
  • La rapidità, la semplicità di implementazione e i costi contenuti del cloud computing obbligano di fatto le business unit a utilizzarlo come strumento per superare la relativa rigidità delle regole imposte dal dipartimento IT e dall’azienda. Il CIO aziendale è sotto pressione e fatica a garantire un ragionevole livello di prestazioni, sicurezza e controllo dei costi in questo nuovo ambiente IT privo di confini.
  • Con il cloud computing, le situazioni sono troppo complesse e i cambiamenti troppo veloci per una gestione basata su policy proprietarie e statiche. Una rete cloud-ready deve imparare, decidere e adattarsi dinamicamente per adeguarsi a un traffico degli utenti sempre più dinamico. Questa rete deve tenere conto di tutte le applicazioni aziendali (basate su cloud pubblico o privato, voce e video peer-to-peer), oltre che di quelle ludiche.

Fonte: sarchnetworking.techtarget.it