How Unix programmers at restaurants search menus for their favorite plate

A Unix programmer heads over to the local diner to get something to eat for lunch. He, or Bob as he prefers, knows better than to manually scan the entire menu with his eyeballs because it’s inefficient. Bob knows that there’s a better way to automate the process in searching for what he wants to eat.

Last time he was here he had a pretty good pasta-and-shrimp plate for under 10 bucks.

Bob wonder’s if this same dish is still available. He pops open his laptop running Linux and scrapes the restaurant website menu table into a plain text file.

menu.txt

the menu

steak burrito $11.95
pasta and shrimp $9.75
caesar salad $6.50

Now that Bob has the menu, he does a grep search for the pasta-and-shrimp plate:

$ cat menu.txt | grep shrimp

pasta and shrimp $9.75

So far so good. He filters for the price column by using awk and the NF variable (which is the number of columns fields available) in order to get the last column containing the prices:

$ cat menu.txt | grep shrimp | awk '{print $NF}'

$9.75

The starvation is kicking in and he’s typing furiously by now. Bob proceeds with sed to turn the dollar amount into an integer by replacing everything except for what’s inbetween the dollar symbol and decimal period. He’ll use a capturing group and replace the contents with the first capture group \1:

$ cat menu.txt | grep shrimp | awk '{print $NF}' | sed -E 's/\$([0-9]+)\..*/\1/g'

9

Finally, using the handy test command and the less-than flag -lt, Bob can check whether the price is less than 10 with the help of xargs to pipe the value as the first argument to test:

$ cat menu.txt | grep shrimp | awk '{print $NF}' | sed -E 's/\$([0-9]+)\..*/\1/g' | xargs -I {} test {} -lt 10 

But wait there’s no output! Actually, test returns an exit status code of 0 if the condition passes or 1 if no match.

Bob simply echo’s Available if the previous command was successful by using &&, otherwise he’ll echo 🙁 by using the double pipe || if it was not successful:

$ cat menu.txt | grep shrimp | awk '{print $NF}' | sed -E 's/\$([0-9]+)\..*/\1/g' | xargs -I {} test {} -lt 10 && echo 'Available!' || echo ':('

Available!

Voila! there it is, the desired pasta-and-shrimp plate is still the under ten bucks. Bob is happy and proceeds to order his favorite dish.

(hope you liked this intro post to unix pipes and bash commands!)

Fonte:


github miguelmota


link miguelmota.com

User add user del from Ubuntu

Aggiungere un user:

$ sudo useradd -m -p passwordtoset username

(-m crea la home page, -p aggiunge la password)

Mostra l’elenco degli utenti presenti:

$ sudo cut -d: -f1 /etc/passwd

Rimuovere un user

$ sudo deluser --remove-home username

 

Chat di gruppo e chatbot, prepariamoci a usarle anche in azienda

La messaggistica istantanea si candida a diventare una delle tecnologie più interessanti del 2017. È estremamente efficace all’interno delle aziende, a supporto dei processi operativi che coinvolgono diversi gruppi di lavoro e vari programmi software, ma è anche un ottimo strumento di customer service, con i clienti esterni o interni, in ambito HR: con l’intelligenza artificiale sono i computer a rispondere

La tecnologia che farà vincere sul mercato i fornitori di soluzioni per il business negli anni a venire? Non è il cloud e nemmeno l’intelligenza artificiale: sarà invece la chat. Sì perchè già oggi le persone usano più le chat dei social network, ed è facilmente prevedibile che questa abitudine varcherà presto le porte delle aziende. Lo sostiene anche un’analisi del Wall Street Journal secondo cui la messaggistica istantanea potrebbe rivelarsi più significativa di molte altre tecnologie per la produttività perché mette insieme efficacemente sia le persone che diversi programmi software.

Una previsione che fa il paio con quella che riguarda le chatbot, parola che nasce dall’unione di chat e robot, ovvero la messaggistica che grazie all’intelligenza artificiale, o machine learning, non sono gestite da umani ma da computer, in grado sia di interpretare le domande, sia di dare una risposta appropriata. Sono sempre più utilizzate per il customer care (qui il caso Burberry), ad esempio per rispondere a informazioni su orari di partenza e arrivo dei treni, e se ne prevede un uso in azienda a breve, ad esembio nell’ambito dei sistemi HR. Oracle è una delle aziende che sta puntando su queste nuove soluzioni all’interno delle suite HCM (Human Capital Management), per rispondere a domande del tipo: mi è stato pagato lo stipendio? oppure Quanti giorni di ferie ho ancora a disposizione? Dato che sono giovani sviluppatori a programmare le chatbot, il loro uso può anche risultare divertente: le risposte sono generalmente informali e scanzonate.

Tutto più veloce e sincronizzato: l’esempio di una concessionaria di auto

Gli esempi non mancano. L’IT manager di una concessionaria di una piccola cittadina americana nel Maine, sostiene che la sua società oggi non potrebbe esistere senza HipChat, la chat di gruppo di Atlassian: prima per sostituire un pezzo occorreva una richiesta stampata di un rappresentante del servizio clienti e una visita di persona al magazzino ricambi, dove bisognava aspettare che un meccanico controllasse la disponibilità del pezzo richiesto. Ora con la chat di gruppo tutte le operazioni sono online e istantanee. Miller dice che la chat è superiore ad altri canali di comunicazione perché può essere sia sincrona, come un meeting o una telefonata, sia asincrona, come un’email. In più può mettere insieme software diversi dentro la app, come quello che avvia la ricerca online del pezzo di ricambio.

Facebook e Microsoft nell’arena

Non a caso anche i colossi di Internet e dell’hitech si sono messi a sviluppare chat di gruppo: Facebook ha introdotto Workplace by Facebook, la versione business della piattaforma social, e Microsoft ha da poco lanciato la sua funzionalità di group chat Microsoft Teams all’interno della suite per la produttività Office 365. Ma i prodotti sono tanti e alcuni ben posizionati sul mercato, come il citato HipChat e Slack, che conta 4 milioni di utenti attivi quotidiani ed è valutata 3,8 miliardi di dollari.

Il nuovo trend: ChatOps

La novità che sta emergendo e che fa salutare la chat di gruppo come una delle tecnologie chiave per il 2017 è la sua capacità di coordinare le Operations nel business. Il trend è stato ribattezzato “ChatOps”; gli early adopters sono stati gli sviluppatori di software, che hanno integrato le chatbot in Slack o HipChat per informare gli amministratori di sistema di eventuali problemi; computer possono cioè mandare notifiche agli sviluppatori oppure gli sviluppatori possono mandare comandi ai sistemi.

Ora anche professionisti di settori non tecnici cominciano ad apprezzare la ChatOps perché consente di integrare in una sola finestra – la chat – tutte le funzioni di cui hanno bisogno per svolgere il loro lavoro, centralizzando sia i compiti da svolgere che le comunicazioni su questi compiti e aumentando la produttività. “La chat fa il lavoro di 100 finestre del browser aperte”, afferma Steve Goldsmith, general manager di HipChat.

Casi d’uso, dal crowdfunding agli alberghi

Il manager di una piattaforma di crowdfunding per società no-profit, racconta: “Dovevo risolvere un problema tecnico su un sistema a Vancouver: l’administrator era a Washington D.C. e io mi trovavo in un taxi a Nairobi. Anziché infilarmi in una serie infinita di email, telefonate e documenti da guardare che mi avrebbero fatto perdere giorni, ho risolto tutto rapidamente con la chat”.

Infine alcuni hotel hanno connesso i loro dipendenti con le app di chat e creato delle chat room per ogni stanza che permette di tenere sempre sotto controllo se è libera o occupata, se è stata pulita, e così via. Anche Ibm usa Slack per il suo team di design: si tratta di 1.300 persone, che usano la chat per discutere e votare rapidamente i progetti da mandare avanti.

Fonte: Digital4

il Colosseo non basta più, ci vuole il digitale

colosseoAsami ha 25 anni e vive a Tokyo. Appassionata di arte e di viaggi, ha da sempre un sogno nel cassetto: visitare l’Italia. La cultura e la storia italiana sono le sue fonti di ispirazione. Da quando era piccola vorrebbe venire in Italia per poterne ammirare i monumenti, perdersi tra le strade di Trastevere, degustare un bicchiere di vino in Toscana, visitare piazza San Marco a Venezia e fare shopping a via Monte Napoleone a Milano. Come tutte le ragazze della sua età, Asami utilizza internet ogni volta che cerca informazioni e ovviamente anche per organizzare le vacanze. È una tipica turista 2.0: assidua frequentatrice del web, spesso incollata al suo smartphone, quando vuole viaggiare non si affida alle agenzie ma confronta le offerte, chiede consigli online agli amici e condivide le proprie esperienze sui social network.

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Arduino cambia nome: ora si chiama Genuino

Lo ha annunciato Massimo Banzi dagli Stati Uniti: lì verranno prodotte le nuove schede che vedranno la luce a partire da luglio

(Foto: Wikimedia)

(Foto: Wikimedia)

Da Arduino a Genuino: le celebri schede elettroniche ideate in Italia cambiano nome. L’annuncio arriva dal papà dell’invenzione, Massimo Banzi, in occasione della Maker Faire di New York, e rappresenta solo l’ultima puntata di una telenovela che sta durando ormai da mesi e che vede come protagonista il nucleo iniziale di co-fondatori dell’impresa.

La genesi del conflitto e il riassunto degli episodi precedenti sono piuttosto intricati da riassumere in poche righe: noi ne abbiamo dato un quadro generale ormai qualche mese fa, ma da allora nella sostanza la situazione non è cambiata. La battaglia per il futuro delle schede open source continua a vedere contrapposti da una parte quattro dei fondatori del progetto (tra i quali lo stesso Banzi), e dall’altra il quinto membro del gruppo originario Gianluca Martino insieme a Federico Musto, neo amministratore delegato delle fabbriche dove fino a prima dello scisma le schede venivano prodotte.

Uno di questi contenziosi riguarda proprio il marchio Arduino, utilizzato e conteso da entrambe le parti: l’originaria Arduino llc, che è riuscita a registare la paternità del nome negli Stati Uniti, e Arduino srl – nome con il quale da novembre è conosciuta la Smart Projects di Musto e Martino – che mantiene il possesso del marchio nella patria natia e in altri paesi.

Facile immaginare come una situazione del genere stia alienando ogni giorno che passa la comprensione di una fetta sempre più grande della comunità che orbita attorno al progetto. Proprio per questo motivo, e per sbloccare i rallentamenti nella produzione dovuti alla situazione, Banzi e compagnia hanno deciso di puntare in fretta su un altro nome, volutamente assonante con l’originale e che non mancasse di rappresentare una frecciata ai concorrenti. Le nuove schede Genuino verranno prodotte negli Stati Uniti in partnership con Adafruit e vedranno la luce dal mese di luglio in Italia e nel resto del mondo. Negli Usa, dove Arduino llc detiene ancora i diritti sul nome, non verranno effettuati cambi di brand.